Antonello Battaglia, Da Suez ad Aleppo. La campagna Alleata e il Distaccamento italiano in Siria e Palestina (1917-1921), Nuova Cultura, Roma, 2015

Il 26 gennaio 1915 alcuni reparti della quarta armata ottomana, comandati dal generale tedesco Kress von Kressenstein, attaccarono il canale di Suez. Iniziava la Grande Guerra anche in quello strategico scacchiere. In un primo momento gli Alleati organizzarono una difesa passiva del canale, limitata al respingimento degli attacchi nemici ma dopo la fine della fallimentare campagna di Gallipoli, per la quale l’Egitto era stato una base di fondamentale importanza, la difesa di quel settore divenne attiva. Nell’agosto del 1916, infatti, le forze Alleate si lanciarono al contrattacco, sbaragliarono le forze turco-tedesche in Sinai e giunsero alle porte della Palestina. Nella tarda primavera del 1917, arrivò a Rafah il Distaccamento Italiano composto di trecento bersaglieri e un centinaio di carabinieri reali. Gli uomini, guidati dal maggiore D’Agostino, presero parte alla terza battaglia di Gaza, difesero valorosamente il settore di Khan Yunis ed entrarono, a seguito del generale britannico Allenby, trionfalmente a Gerusalemme. Dal 1918 furono impiegati nelle retrovie in servizi di polizia, vigilanza dei depositi, presidio degli snodi ferroviari, smistamento e sorveglianza dei prigionieri.

Contestualmente agli eventi bellici, un’intensa attività diplomatica fece da sfondo all’azione del distaccamento. La vexata quaestio, alimentata dall’acceso spirito di competizione italiano nei confronti della Francia, riguardava l’ostinata volontà di Roma di tutelare i propri interessi in Palestina sostenendo la fine del protettorato transalpino in Terra Santa. Di contro, l’evidente ostracismo anglo-francese dovuto all’accordo segreto Sykes-Picot che, già nel maggio 1916, aveva decretato la spartizione di quella regione.



G. Motta, A. F. Biagini, The First World War. Analysis and Interpretation

This volume is the result of an international conference held at Sapienza University of Roma in June 2014, which brough
together scholars from different countries to re-analyse and re-interpret the events of the First World War, one hundred years after a young Bosnian Serb student from the “Mlada Bosna,” Gavrilo Princip, “lit the fuse” and ignited the conflict which was to forever change the world. The Great War – initially on a European and then on a world scale – demonstrated the fragility of the international system of the European balance of powers, and determined the dissolution of the great multinational empires and the need to redraw the map of Europe according to the principles of national sovereignty. This book provides new insights into theories of this conflict, and is characterized by internationality, interdisciplinarity and a combination of different research methods. The contributions, based on archival documents from various different countries, international and local historiography, and on the analysis of newspaper articles, postcards, propaganda material, memorials and school books, examine ideological and historiographical debates, the memory of the war and its most important contemporary and popular narratives, and the use of propaganda for the mobilization of public opinion, in addition to military, social, political, economic and psychological aspects of the conflict



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