BAKU (AZERBAIGIAN) – Il 31 ottobre e il primo novembre 2013 si è
svolto a Baku, in Azerbaigian, un evento internazionale molto
importante: il Baku International Humanitarian Forum. Con la presenza di
personalità del mondo politico internazionale, alti funzionari,
diplomatici, accademici ed esperti provenienti da tutto il mondo, il
Forum si è articolato in una serie di sessioni di discussione sui temi
riguardanti gli aspetti umanitari dello sviluppo economico, le
innovazioni scientifiche e la diffusione dell’educazione, lo sviluppo
sostenibile, l’identità nazionale, le biotecnologie, il ruolo dei mass
media nel sistema di informazione globale.
L’ampiezza dei temi non ha impedito che al margine delle sessioni si
svolgesse una fruttuosa opera di networking, ad ogni livello. Il Forum
si è aperto con il discorso del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev, è
proseguito con il messaggio del presidente russo Vladimir Putin e quello
del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon. La lista dei
partecipanti ha previsto l’intervento di 7 ex presidente e capi di
Stato, 13 premi Nobel e oltre 100 personalità pubbliche di livello
mondiale, nel contesto di circa 800 partecipanti totali in
rappresentanza di 70 paesi da tutti i continenti. La presenza di ex capi
di stato, ambasciatori, personalità del mondo della cultura e dello
spettacolo, ha dato anche un profilo mondano all’evento. Dall’Italia
spiccano i nomi dell’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, del rettore
dell’Università di Siena Angelo Riccaboni, del professore Sergio
Marchisio della Sapienza Università di Roma, del senatore professoressa
Stefania Giannini, nonché del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che
incontrando l’omologo azerbaigiano di Baku ha confermato il rilancio
del gemellaggio esistente tra le due città, Napoli e Baku, che
notoriamente si caratterizzano per un golfo simile e una vocazione
marittima che risulta essere sostanziale anche nel carattere aperto e
ospitale di italiani e azerbaigiani.
L’Azerbaigian è un Paese che colpisce per l’evidente crescita
economica, la società giovane e laica, un mondo culturale capace di
creatività e innovazione: questi fattori sono elementi reali per il vero
sviluppo di uno Stato. La possibilità di grandi risorse energetiche,
infatti, sta fungendo da volano anche per le politiche sociali,
educative e culturali. Certo, il processo di costruzione della nazione
non è ancora compiutamente raggiunto così come le istituzioni stanno
svolgendo un percorso ancora lungo per il pieno raggiungimento degli
standard occidentali di libertà e democrazia: tuttavia si può ben dire
che le premesse per dei risultati fruttuosi nel futuro dell’Azerbaigian
sono reali. Infatti in una regione complessa, al margine tra grandi aree
culturali, l’Azerbaigian si trova al centro di questioni geopolitiche
complesse e di grande interesse. Baku è infatti un punto di riferimento
anche per Bruxelles, in una prospettiva di sempre maggiore integrazione
con l’Unione Europea all’interno del programma di partnership orientale.
La cultura laica che è alla base dell’islam sciita è la pietra angolare
per costruire la prospettiva di un Paese orientato verso i valori
occidentali, ma con ascendenze orientali e radici turche saldamente
asiatiche.
La storia della costruzione dello Stato azerbaigiano, con la prima
indipendenza raggiunta al crollo dell’Impero zarista (1918-1920), è un
punto di riferimento storico-culturale per la definizione di un Paese
che ha ritrovato la strada dell’indipendenza dall’Unione Sovietica solo
nel 1991. In quel periodo, però, si è anche riaperta la questione
nazionale con l’Armenia, che ha avuto come conseguenza il conflitto
armato per il Karabagh e l’occupazione da parte armena della regione
contesa insieme a quella delle regioni limitrofe. La situazione sul
campo è sostanzialmente congelata – è solitamente definito un frozen
conflict – ma la presenza di centinaia di rifugiati dalla regione e il
fallimento delle trattative che da anni sono ferme al mantenimento del
cessate il fuoco, è per certo un elemento di tensione all’interno del
Paese e nella regione. Nonostante ciò l’Azerbaigian tenta di mantenersi
un Paese affidabile e persevera una politica di equilibrio tra le
“superpotenze” (Russia e Stati Uniti) e le potenze regionali (Turchia,
Iran), mentre tra i suoi vicini l’Armenia è più chiaramente orientata
verso la Russia e la Georgia è stata notevolmente vicina all’Occidente.
In tale contesto la scelta migliore per le piccole e medie repubbliche
del Caucaso meridionale è sicuramente quella di perseguire una politica
estera “multi-vettoriale”, con una prospettiva geopolitica
multidirezionale. Il mantenimento di un delicato ma importante
equilibrio – per la stabilità e la sicurezza internazionale in una
regione chiave per l’approvvigionamento energetico – nell’area del
Caucaso e del Mar Caspio appare il modo migliore per mantenere il Paese
in una condizione di reale indipendenza e di autonomia nella gestione
delle ingenti risorse energetiche.
Andrea Carteny